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CHI OSA INSEGNARE NON DEVE MAI CESSARE DI IMPARARE!

J.C.Dana


ADORO LE INSEGNANTI CHE…

Mi piacciono le insegnanti che capiscono quando non ho capito.

Che spiegano le cose con chiarezza. Che si accorgono quando alzo la mano.

Che ascoltano tranquillamente i miei problemi.

... Che sorridono quando vedono che mi sono impegnato.

Che fanno il tifo e battono le mani quando giochiamo a calcio.

Che ci dicono cose interessanti e ci propongono cose altrettanto interessanti da fare.

Adoro le insegnanti che scrivono alla lavagna in modo chiaro, che riconoscono i propri errori, che leggono le storie usando una voce diversa per ogni personaggio, che non si arrabbiano quando canti a voce alta, che sorridono spesso, che tengono

atteggiamenti materni e non autoritari. E che non pronunciano quasi mai frasi come: “Silenzio assoluto!” e “Non voglio sentir volare una mosca!”.…

...Adoro le insegnanti cui non dispiace spiegare le lezioni un’altra volta. E Un’altra. E un’altra ancora.


Bambini-Insegnanti

Metodo Fuerstein

 

• Insegnare ad avere fiducia nelle proprie risorse e nelle proprie capacità è l’eredità più preziosa che possiamo lasciare ai nostri figli.

Una persona è realizzata se possiede la sicurezza interiore, la convinzione che, pur nella consapevolezza dei propri limiti, si è profondamente certi di farcela.

Il bambino ha bisogno di sentirsi stimato, e deve percepire che sia gli educatori che i genitori hanno fiducia nelle sue potenzialità.

 

• Creare le condizioni perché il bambino sperimenti il successo. Considerare il suo impegno e non minimizzare le sue difficoltà. Non mettere fretta al bambino e anche se gli suggeriamo un trucco per arrivare al traguardo, lasciamogli la libertà di sceglier se utilizzarlo o no. Questo atteggiamento rinforza le sue capacità di prendere decisioni autonome.

 

• Ascoltare le sue ragioni. Per aprirsi, i bambini hanno bisogno, prima di tutto, di constatare che dedichiamo attenzione e rispetto alle loro parole. Spesso basta ascoltare con attenzione senza avere la presunzione di avere già le risposte perché siamo degli adulti.

 

• Accettare le difficoltà del bambino, e lasciamo che provi a fare da solo. Chiediamo se possiamo aiutarlo perché siamo noi ad aver un problema: il tempo.

 

• Correggere gli errori senza sottolineare verbalmente lo sbaglio e suggerire la strada per arrivare alla risposta giusta. Se un bambino sbagli di fronte ai compagni il messaggio da trasmettere è che s’impara di più analizzando gli errori, piuttosto che facendo tutto giusto:l’errore è l’occasione che permette a se stessi, ma anche agli altri d’imparare

 

• La correzione è particolarmente mortificante se applicata alla creatività, al loro mondo fantastico ed originalissimo che non accetta le regole degli adulti.

 

• Lodare il bambino per i buoni risultati con una coccola o un apprezzamento è sempre importante: è una tecnica che gli psicologi chiamano rinforzo positivo, e si rivela straordinaria nel migliorare il comportamento e l’autostima dei bambini.

La lode va sempre motivata, in modo d’aiutare il bambino ad avere la percezione dei progressi compiuti e fissare gli ulteriori obiettivi da raggiungere.

Spingiamo i bambini ad agire in base ai loro sentimenti, tenendo in considerazione anche quelli degli altri, e non perché hanno bisogno di sentirsi che sono bravi o buoni.

 


http://scuoladivita.corriere.it/2014/06/11/ecco-i-sette-peccati-capitali-degli-insegnanti/

I sette peccati capitali dell’insegnante: l’accidia, la faziosità, la superbia, l’indolenza, l’invidia, il  pressappochismo e la freddezza emotiva.

1 L’accidia è il peccato dell’intelletto, non equivale al semplice non far niente. E’ il rifiuto dei problemi, dei rischi, delle scoperte. 

2 La freddezza emotiva è il più brutto tra i peccati.

3 L’insegnante superbo ostenta sicurezza e cultura e sminuisce i meriti altrui. Ma non sempre è realmente convinto di possedere tutte le qualità che lui stesso si attribuisce. 

4 L’insegnante è fazioso quando non è corretto con gli studenti che ha davanti, quando non è giusto nel valutare, nel proporre ad ognuno il medesimo impegno e ingegno.

5 L’indolenza è il più riconoscibile dei peccati. E’ sufficiente vedere il contrario dell’insegnante indolente: è un’esplosione incontenibile di energia, operosità, slancio, risolutezza, laboriosità. L’insegnante indolente è svogliato, trascurato, inerte, sonnacchioso, apatico, abulico, passivo, indifferente, fiacco, insensibile, infingardo persino. 

6 L’invidia amareggia l’esistenza. Non è tanto il voler avere ciò che l’altro possiede in talenti e qualità, è l’odio per quello che l’altra persona ha oppure rappresenta. L’insegnante che invidia il collega carismatico, ricco di passione e ingegno, amato dagli studenti e dagli altri colleghi, che fa le cose non per gli incentivi del fondo d’istituto ma per piacere, non si accontenta di rodersi dentro, ma semina calunnia, desidera distruggere i pregi dell’altro. L’invidia si alimenta di risentimento. Si insinua nella pretesa che ciascuno ha di valere qualcosa a sé stesso e agli occhi degli altri. L’insegnante invidioso sminuisce i successi altrui e li attribuisce alla fortuna o al caso o sostiene che siano frutto di ingiustizia. La professionalità e l’entusiasmo altrui sono  fonte di personale frustrazione.

 

7 Il pressappochismo ovvero la superficialità, la sciatteria, la mediocrità.


L'insegnante non è una persona che spiega, istruisce o addestra; l'insegnante è - ontologicamente - una persona che studia (qualsiasi cosa) per tutta la vita.

Daniela Iachini


"L'apprendimento passa attraverso le esperienze di successo.

Quindi dobbiamo imparare a lavorare con i ragazzi a partire dalle loro competenze, dai loro punti di forza, facendo poi su una attenta analisi degli errori che emergono dalle verifiche e valutando bene dove avviene con frequenza l'errore e come intervenire cercando altre strade per evitarlo in una ottica educativa e di reciproca responsabilizzazione.

L'ambiente di apprendimento è fondamentale deve essere privo di giudizi e pregiudizi.

Date crediti di fiducia ai vostri ragazzi e fatevi sorpredere da loro".

Monica Bertelli


"La didattica inutile è quella che si ostina ad insegnare ai ragazzi con DSA quello che a loro non serve. La scuola deve diventare la casa dell'apprendimento, il luogo in cui si realizza il principio di equità e non solo quello di uguaglianza, dove gli insegnanti che hanno compreso profondamente i meccanismi dell'apprendimento riescono a rispondere alla richiesta più importante che ci arriva proprio dai ragazzi con DSA che è questa: se non riesco ad apprendere quello che mi insegni perché non mi insegni quello che riesco ad apprendere?"

Giacomo Stella


"Abbiamo un solo nemico nella scuola ed è l'onnipotenza pedagogica che si traduce nel credere che si può insegnare a tutti nello stesso modo, che non si ha niente da imparare dai ragazzi ai quali si insegna e che basta insistere e tutti imparano. Al contrario dobbiamo metterci in discussione come insegnanti e come educatori di fronte alla sfide poste dai DSA rivedere le nostre convinzioni e scegliere nuove strade e approcci più efficaci per favorire l'apprendimento"

Giacomo Stella


Una prova della correttezza della procedura educativa è la felicità del bambino

 Maria Montessori


Ciò che l'insegnante è ... è più importante di ciò che insegna

Soren Kierkegaard


Non basta guardare, bisogna guardare con gli occhi che vogliono vedere

 Galileo Galilei


In una classe l'insegnante si aspetta di essere ascoltato; lo studente pure

 Ernest Abbé


L'educazione non è altro che amore ed esempio

 F. Frobel


" Dobbiamo formare i giovani alla responsabilità, alla saggezza, al coraggio e naturalmente alla giustizia."

Vittorio Bachelet


Se non potete essere un pino

sulla vetta del monte

siate un cespuglio nella valle,

ma siate il miglior piccolo cespuglio

sulla sponda del ruscello.

Siate un cespuglio

se non potete essere un albero.

Se non potete essere una via maestra,

siate un sentiero.

Se non potete essere il sole

siate una stella,

non con la mole vincete o fallite.

Siate il meglio di qualunque cosa siate.

Cercate ardentemente di scoprire

a che cosa siete chiamati,

e poi mettetevi a farlo appassionatamente.

SIATE COMUNQUE SEMPRE IL MEGLIO DI QUALSIASI COSA SIATE